Hadria, tra Atri e Castelli

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L’antico territorio di Hadria comprendeva una vasta area che andava dalle pendici del Monte Gran Sasso sino alle rive del mare Adriatico. Le antiche città di Atri e di Castelli sorgono in questo territorio e la loro storia è profondamente intrecciata, grazie alla comune vocazione storica per l’arte e l’artigianato e all’annessione della città di Castelli al Ducato di Atri nel XV secolo, come dimostra anche un affresco di Andrea De Litio nella chiesa parrocchiale di San Rocco. Tutt’oggi, nel museo capitolare di Atri, troviamo splendide collezioni di ceramiche di Castelli della famiglia Grue, in particolare di Aurelio Anselmo Grue, che lavorò nella bottega paterna di Castelli prima di trasferirsi nella città di Atri. Qui fu protetto dalla famiglia dei duchi Acquaviva d’Aragona e diede luogo a una produzione di pregio lungo tutta la prima metà del Settecento.

Atri è una pittoresca cittadina storica sulle colline abruzzesi. Anticamente, l’Ager Hatrianus si estendeva a dall’alto Vomano, e finiva a sud fino al fiume Saline, dove aveva inizio il territorio dei Vestini, mentre il confine occidentale coincideva con le pendici del Gran Sasso. Esso aveva inizio quindi dalla cima del Corno Grande e arrivava fino alla Torre di Cerrano.

Vanta incredibili scorci storici e artistici che vanno dai mosaici originali delle terme romane a un ciclo di affreschi del XV secolo di Andrea de Litio, all’interno della splendida Basilica Concattedrale di Santa Maria Assunta risalente al 1300. Le ricchezze naturali che Atri ospita sono ugualmente mozzafiato: le splendide colline brulle, la posizione strategica tra le montagne e il mare e l’unicità del panorama argilloso dei calanchi -dal 1995 tutelati dalla riserva naturale dei Calanchi di Atri- sono alcune delle ragioni per cui è conosciuta anche come la regina delle colline.

Castelli è un comune della provincia di Teramo, Abruzzo, Italia, compreso nell’area del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Il borgo medievale di collina si trova sotto il Monte Camicia sul versante orientale del Massiccio del Gran Sasso. Il feudo divenne famoso nel XVI secolo grazie alla sua produzione di ceramiche. In questo periodo il borgo, a causa dei terremoti, fu completamente ricostruita con palazzi barocchi e rinascimentali.

Certamente, come testimoniano i ritrovamenti archeologici, esisteva in loco un sistema di case sparse, che seguì le vicende dei Pretuzi, e poi dei Romani. Con la decadenza di Roma nel V secolo d.C., gli abitanti della valle si riunirono in castra fortificati, detti “Li Castelli”, da cui l’attuale toponimo, e furono per secoli sotto la giurisdizione dell’abbazia benedettina di San Salvatore, oggi scomparsa, e che si trovava nell’omonimo quartiere. Grazie alla presenza benedettina nella valle del Vomano, gli abitanti dei Castelli avrebbero iniziato ad apprendere le tecniche di lavorazione dell’argilla locale, che si trova in quantità presso le cavità delle colline sopra le quali sorge il paese. Ben presto la società agro-pastorale diventa imprenditoriale, sapendo commercializzare i prodotti dell’argilla.

Tutt’oggi, Castelli è rinomata per le sue maioliche, una forma di ceramica decorativa, che furono collezionate dalla nobiltà europea per secoli e che furono al loro apice dal XVI al XVIII secolo e sono ancora prodotte oggi da artisti locali. La maiolica di Castelli era una delle stoviglie preferite degli zar russi. Una delle più pregiate collezioni di ceramiche Castelli è oggi ospitata presso il Palazzo d’Inverno del Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo.

Oggi Castelli ospita un prestigioso istituto d’arte, un museo della ceramica e numerose botteghe e laboratori artigianali di ceramiche dove si conserva e si tramanda la tradizione della lavorazione dell’argilla e della maiolica castellana.